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QUELLI CHE SI CREDONO PICASSO / Francesco Bonami, critico smascheratore
QUELLI CHE SI CREDONO PICASSO...
Francesco Bonami da "Si crede Picasso" (Mondadori)
Anche se alcuni non lo ammetteranno mai, tutti gli artisti vorrebbero essere Picasso. Perché proprio Picasso? Semplice, perché è stato tutto quello che un artista può desiderare: bravo, ricco, famoso, affascinante, socievole, prolifico, popolare, inconfondibile. Ma più che altro Picasso è stato un vero artista. Infatti, per quanto possa sembrare strano, esistono anche artisti falsi che però sembrano veri.
«Cosa significa?» mi chiederete. Significa che ci sono persone che, pur comportandosi come artisti, producendo anche con regolarità molta arte, vendendola ed esponendola in gallerie e musei, artisti in realtà non sono. Non lo sono perché il motivo per il quale creano le loro opere non è scritto nel loro Dna, ma è frutto di una loro convinzione, che spesso riescono a trasmettere con successo a molti altri.
Questi falsi artisti non fanno male a nessuno, se non a volte alla sensibilità degli occhi di qualche amante della vera arte. Sono però ingombranti e spesso sottraggono spazio a chi artista lo è davvero, ma è più timido di loro, che invece sono di solito estremamente sfacciati.
Capita anche - non ci crederete ma è così - di trovare falsi artisti bravi. Così come esistono pure veri artisti che sono dei cani. C'è qualcuno che si convince di essere artista anche quando tutti attorno gli fanno capire con le buone o con le cattive che non lo è. Oltre certi limiti, credersi Picasso può trasformarsi persino in una patologia, come quella di chi si crede Napoleone.
Anziché lo scolapasta, questi falsi artisti in testa si mettono un cappello alla Toulouse-Lautrec; oppure basta loro lasciare sui pantaloni qualche macchia di colore per far credere agli altri che fino a un attimo prima stavano davanti a una tela, intenti a creare un capolavoro.
Perché la gente insista a voler essere artista senza averne le doti è semplice da capire. Nessuno potrebbe far finta di essere un cantante lirico se è innegabilmente stonato, o un direttore d'orchestra se non dirige mai nulla, ma nemmeno un cardiochirurgo, o un ingegnere nucleare, o un centravanti di qualche squadra di serie A. Queste sono professioni nelle quali si capisce subito se uno è una bufala oppure no. Dal punto di vista della simulazione, la professione più vicina a quella dell'artista è quella dell'architetto.
Basta aiutare un amico a ristrutturare un bagno et voilà: si può far correre la voce di essere un architetto. Per l'artista è molto più facile perché l'arte può essere tutto e nulla. Se poi si trova un certo numero di amici e conoscenti disposti a sostenere il proprio nulla, il gioco è fatto. Se si è economicamente indipendenti, far finta di essere artisti è ancora più semplice.
Conosco molti di questi personaggi. Potendosi permettere di viaggiare da New York a Londra, da Milano a Berlino, riescono a confondere le acque in misura sufficiente da potersi definire artisti. Di solito la categoria dei falsi artisti abbienti va in giro portandosi nelle tasche l'invito a una loro mostra organizzata in qualche parte nel mondo. Infatti, insieme ai falsi artisti, esistono anche i falsi galleristi, quelli che sono appunto disposti a mostrare l'arte dei falsi artisti, e che magari riescono persino a venderla a qualche sprovveduto più abbiente di loro.
Questo libro, attraverso una serie di esempi, vorrebbe provare a spiegare come si distingue un artista vero da un artista falso, ma anche un artista vero buono da un artista vero cattivo e un artista falso buono da uno cattivo. Non sarà semplice, e coloro che finiranno nella categoria dei cattivi non saranno certo contenti, veri o falsi artisti che siano. Non saranno nemmeno soddisfatti quei pochi che saranno definiti buoni ma falsi artisti.
Ai veri bravi artisti importerà poco. Infatti una delle caratteristiche dei veri buoni artisti è quella di sapersene fregare di cosa dice la gente. Avere nel Dna il gene dell'artista significa sentire l'urgenza di dire qualcosa al mondo attraverso l'arte. Urgenza che non sempre ha esiti chiari o convincenti, ma perlomeno produce risultati sinceri.
Se uno prova a farci l'occhio, andando a mostre o visitando musei, inizierà a capire quasi automaticamente quali sono gli artisti veri e quelli falsi. L'opera d'arte realizzata da un vero artista suscita dentro di noi una sensazione completamente diversa da quella prodotta da un millantatore.
Questa sensazione non ha nessun legame con il fatto che l'opera ci piaccia o meno, ma nasce dal fatto che l'opera, fin dal primo sguardo, ci appare in qualche modo inevitabile e indimenticabile. Ci sono dipinti, sculture, fotografie, video e film che pur nella loro piacevolezza non riescono a imprimersi nella nostra memoria. Se facessimo un controllo, in molti casi scopriremmo che queste opere sono il prodotto di artisti non-artisti.
GLI ARTISTI:
Fabrizio Plessi: «Plessi svilisce l'idea di arte a vetrina di negozio di elettrodomestici. La sua opera sta all'arte come la stufa al kerosene sta al camino»
Bill Viola: «Si potrebbe dire che Bill Viola è l'American Gigolò della video arte. Sicuramente ha lo spirito dell'artista ma glimanca la genialità»
Maurizio Cattelan: «Finora gli è andata bene ma, per parafrasare il Vangelo, se agli altri finiscono le idee, chi darà le idee a Cattelan?»
Enzo Cucchi: «Lo stile di Cucchi è quello di un Munch alla marchigiana. Oppure visto l'uso abbondantedi teschiche fa si potrebbe chiamarlo il PolPot delle Marche»
Damien Hirst: «Cristo trasformava l'acqua in vino, Hirst trasforma la cacca in oro. È un tossico della propria arte, non ne può fare a meno anche quando gli viene male»
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